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In questa guida mettiamo a disposizione alcuni consigli su come scegliere un microfono professionale e vediamo quali sono i prezzi dei migliori prodotti sul mercato.
Il microfono è un trasduttore elettrico che converte i suoni (piccolissime variazioni di pressione) in segnali elettrici corrispondenti, è una delle strumentazioni più utilizzate in eventi, manifestazioni e concerti musicali.
Storia
Come tutti i componenti elettrici, il microfono ha subito una notevole e logica evoluzione: il primo tipo progettato e realizzato ha dato origine a studi ed esperienze che hanno consentito successivi perfezionamenti attraverso il tempo. Scopo iniziale della realizzazione del microfono, all’epoca cioè della sua origine, è stata la trasformazione della voce umana in corrente elettrica. Questo era, allora, l’unico requisito che veniva richiesto al dispositivo, e non si pensava molto, a quel tempo, ad altre esigenze. In seguito, con lo sviluppo della tecnica di amplificazione e di riproduzione dei suoni, la necessità di pervenire a più fedeli riproduzioni comprendenti esecuzioni musicali oltre che trasmissioni di parole, ha portato alla realizzazione di microfoni estremamente fedeli.
Nella sua funzione di trasmettitore, il telefono di Alexander Bell (1876) può essere considerato il primo microfono funzionante. In esso un diaframma di gomma teneva una sottile lastrina metallica di ferro dolce vicino a un elettromagnete. La voce di chi parlava faceva vibrare il diaframma e quindi la lastrina, imprimendo conseguenti variazioni alla corrente nella bobina dell’elettromagnete. All’altro capo del filo la corrente veniva riconvertita in onde sonore.
Nel 1877, il famoso inventore americano Thomas Alva Edison progettò un microfono più sensibile. Sfruttò infatti le variazioni nella resistenza elettrica di un pezzette di carbone, che si verificano quando pressioni diverse vi vengono applicate dalle vibrazioni di un diaframma. La maggior parte degli attuali apparecchi telefonici impiega microfoni a granuli di carbone, un miglioramento brevettato nel 1878 dall’inglese Henry Hunnings. Un suono migliore si ottiene dal microfono a bobina mobile, brevettato in Germania, nel 1877. Nel microfono a nastro, inventato sempre in Germania, nel 1923, le onde sonore fanno vibrare una sottilissima striscia di metallo, che passa attraverso i poli di un magnete.
Funzionamento
Nel primo, il diaframma vibra a seconda della pressione sonora incidente, variando così la distanza fra il diaframma e l’elettrodo fisso. Ciò provoca delle variazioni di capacità fra i due elettrodi, ed introduce corrispondenti correnti elettriche dall’alimentatore di polarizzazione attraverso R (registro). Poiché il diaframma può essere molto sottile (circa 10 micron) e molto leggero, se paragonato agli altri tipi di microfono, si adatta con grande prontezza alle variazioni di pressione sonora. Inoltre l’ambiente acustico intorno al diaframma condensatore è relativamente semplice. Sono queste le ragioni per cui i microfoni a condensatore hanno una risposta in frequenza piuttosto ampia e livellata con caratteristiche transitorie eccellenti e poco suscettibili alle vibrazioni subsoniche.
Poiché la capacità del condensatore e molto bassa, è necessario accoppiarlo con un dispositivo ad altissima impedenza, come un tubo elettronico a vuoto o un amplificatore FET (transistore ad effetto di campo) e per aumentare la risposta alle basse frequenze solitamente questo tubo (o FET) deve essere alloggiato nell’involucro del microfono. II microfono a condensatore, quindi, richiede un alimentatore per l’azionamento del tubo a vuoto o del FET. Inoltre si deve applicare un’alta tensione continua agli elettrodi del trasduttore. In conclusione sebbene i microfoni a condensatore diano eccellenti risultati per quanto riguarda la qualità del suono, richiedono un alimentatore costituito solitamente da un ingombrante apparecchio esterno. L’altro tipo di microfono a condensatore prende il nome di Electret Condenser Microphone.
Invece dell’alimentatore di polarizzazione ad alta tensione usato per il microfono a condensatore convenzionale, Electret usa un diaframma fatto con un elettrete; esso è fondamentalmente simile a quello tradizionale e ne ha le stesse caratteristiche e la stessa fedeltà. Poiché non richiede un alimentatore di polarizzazione ad alta tensione, può funzionare con una bassa tensione quando viene accoppiato ad un amplificatore FET. II microfono ad elettrete, di conseguenza, può essere molto compatto, solido e di semplice costruzione pur mantenendo le superbe prestazioni dei microfoni a condensatore. Il suo costo, inoltre, può essere ridotto allo stesso livello di quello dei normali microfoni dinamici.
Tipologie
In generale un microfono è provvisto di un diaframma per captare i suoni. II diaframma vibra a seconda delle variazioni di pressione, e questo movimento meccanico viene convertito in segnali elettrici. Esistono molti tipi di microfono, che possono essere classificati prendendo in considerazione il sistema di conversione, la direzionalità o l’impiego. Secondo il sistema di conversione, si hanno diversi tipi di microfono.
Dinamico
Detto anche a bobina mobile, viene fornito con quasi tutti i registratori destinati ad un uso generico. Con questo tipo di microfono è relativamente facile ottenere prestazioni accettabili a basso costo. Dal punto di vista acustico, il microfono dinamico ha la struttura più complicata, ed è difficile progettare modelli dalle alte prestazioni. Esso è robusto e facile da usare, ha un basso rumore ed una gamma di dinamica vasta; si deve tuttavia fare attenzione al fatto che raccoglie i rumori dovuti ad induzione di campi magnetici esterni.
A condensatore
In questo caso vengono sfruttate le variazioni di capacità di un condensatore dovute alla pressione esercitata dai suoni. Di questo microfono, considerato dagli esperti di tutto il mondo come quello che offre le migliori prestazioni, esistono due versioni: quella convenzionale e quella ad elettrete.
A nastro
Funziona secondo gli stessi princìpi del tipo dinamico; la differenza sta nel diaframma; infatti in questo microfono, detto anche microfono a velocità, il conduttore è appiattito in forma di nastro e serve anche da diaframma. Prima che il microfono a condensatore divenisse di uso comune il microfono a nastro è stato ampiamente sfruttato per uso professionale. Esso ha una qualità di suono che lo rende particolarmente adatto alla riproduzione della voce umana o di certi strumenti musicali. Tuttavia esso è delicato e tende ad assorbire la polvere; per queste ragioni sta per essere completamente sostituito dal microfono a condensatore.
Piezoelettrico (a cristallo o ceramico)
Questo tipo di microfono impiega un cristallo di sale di Rochelle o un elemento di titaniato di bario (ceramico) che generano un potenziale elettrico quando vengono sottoposti a pressioni meccaniche. La sua costruzione è molto semplice: il costo è basso ed il livello di uscita è alto, però a causa della rigidità meccanica del diaframma, le sue prestazioni sono molto limitate. I microfoni di questo tipo quindi vengono generalmente forniti in dotazione con i registratori di basso costo.
Elettromagnetico
Detto anche a riluttanza variabile, questo tipo di microfono è costituito da un giogo a magnete permanente, una bobina fissa, un diaframma ed un’armatura. Viene usato generalmente come microfono per apparati di protesi uditiva o come microfono nascosto e non è generalmente impiegato in tutti quei casi in cui si ha bisogno di un’alta qualità di suoni.
A carbone
Venne realizzato molti anni fa e venne usato per molteplici applicazioni. Viene anche chiamato a resistenza variabile in quanto il suo principio di funzionamento si basa sulle variazioni della resistenza di una certa quantità di granellini di carbone (o di solfuro di piombo o altro) che si trova fra un elettrodo fisso e una membrana flessibile comunicante con l’esterno del microfono, fatta di metallo o anche di carbone. Le variazione della pressione esterna dovute a un suono fanno vibrare la membrana che comprime più o meno i granelli facendo variare la resistenza elettrica fra l’elettrodo e la membrana stessa. Data la stretta banda passante, la scarsa fedeltà, il rumore e l’instabilità propri di questo tipo di microfono, esso non viene più usato eccetto che in telefonia. Un altro sistema di classificazione si basa sulla direzionalità, cioè, sulle variazioni di sensibilità risultanti dall’angolazione con cui il suono raggiunge il microfono.
Omnidirezionale
Immaginiamo che un suono provenga dalla direzione A, e che il microfono abbia una uscita di 10 mV. Se un suono dello stesso livello viene emesso anche dalle direzioni 6, C e D ed il microfono da la stessa uscita di 10 mV, il microfono viene detto omnidirezionale o non direzionale: il microfono omnidirezionale fornisce, cioè,lo stesso segnale indipendentemente dalla direzione di provenienza del suono. Questo tipo di microfono è molto adatto per uso comune. È inoltre particolarmente adatto ad essere usato da chi non abbia molta esperienza nell’impiego di microfoni o per raccogliere tutti i suoni di un ambiente durante registrazioni dal vivo. Tuttavia poiché non è possibile puntare il microfono omnidirezionale verso una sorgente sonora, non è adatto a raccogliere suoni particolari in un ambiente con molto rumore o reazioni acustiche. È bene sapere inoltre che il microfono omnidirezionale da pochi rumori di schiocco e non dimostra l’effetto di prossimità che accentua le basse frequenze quando certi microfoni vengono posti troppo vicini alla sorgente del suono.
Unidirezionale (o a cardioide)
A differenza del tipo omnidirezionale, un microfono direzionale ha una sensibilità che varia a seconda della direzione di provenienza del suono. Riportando i valori di uscita su di un grafico circolare il diagramma risultante acquista la forma di un cuore, cioè il microfono è sensibile solo ai suoni provenienti da certe direzioni. In tale modo, quando vi è molto rumore, è possibile puntare il microfono in una certa direzione per raccogliere i suoni desiderati ignorando i rumori non desiderati. La maggior parte dei microfoni oggi in uso è di questo tipo. Quando sì colloca il microfono unidirezionale vicino alla sorgente sonora si deve fare attenzione al fatto che esso è piuttosto soggetto ai rumori di schiocco ed ha la tendenza ad accentuare le basse frequenze. La particolare caratteristica del microfono a cardioide (elevata sensibilità dei suoni provenienti dal davanti e dai fianchi contro una brusca attenuazione di quelli provenienti dal retro) è molto vantaggiosa in alcune applicazioni, per esempio, se la registrazione viene effettuata in una stanza ad alta riverberazione, una minore sensibilità posteriore e laterale riduce di molto gli echi. Nelle registrazioni effettuate direttamente dall’orchestra, un microfono unidirezionale può servire a mettere in risalto certe sezioni di strumenti permettendo di ottenere notevoli effetti (per esempio l’effetto stereofonico).
Bidirezionale
Questo tipo di microfono viene largamente usato negli studi radiofonici ed il diagramma della direzionalità assume la forma tipica di un otto.
Superdirezionale
Possiede un angolo direzionale molto stretto ed è particolarmente adatto a raccogliere suoni provenienti da una ben precisa direzione. Usando questo microfono, l’operatore può puntarlo verso la sorgente sonora desiderata. Un corretto impiego dei microfoni richiede una completa conoscenza delle loro caratteristiche elettroacustiche, che qui di seguito si espongono.
Parametri
Livello di pressione sonora
Il suono è generato da piccole variazioni di pressione nell’aria. Quindi, la sua intensità viene misurata in microbar, che vengono solitamente convertiti in dB SPL. La più piccola variazione di pressione che una persona con udito normale può percepire come suono è di 0,0002 microbar alla frequenza di circa 1000 Hz: a questa pressione si da un valore di O dB SPL. Per esempio, l’intensità del suono durante una normale conversazione è di circa 70 dB SPL; mentre il rombo di un jet che passa a breve distanza può essere di 130 dB SPL.
Risposta in frequenza
Caratteristica che esprime le variazioni nel livello d’uscita di un microfono quando vengono applicate al diaframma differenti frequenze audio a costante livello di pressione. Generalmente il microfono è tanto migliore quanto più vasta è la gamma fra la frequenza più bassa e quella più alta cui il microfono può rispondere e quanto più lineare è la curva di risposta entro questa gamma. La risposta in frequenza influenza direttamente la qualità del suono: ad esempio, la mancanza di risposta alle gamme più acute riduce l’articolazione e la delicatezza del suono; se invece è ridotta la gamma dei bassi, il suono diventerà metallico. In alcuni casi, tuttavia, una risposta in frequenza limitata entro certi valori può dare migliori risultati, come quando, ad esempio, si esegue una registrazione in un ambiente rumoroso. In tal caso la caduta sia delle basse che delle alte frequenze darà una maggiore chiarezza di suono. Ed ancora, una leggera esaltazione di certe frequenze può dare un maggior effetto di presenza del suono.
Livello di uscita (sensibilità)
Il livello di uscita dei microfoni è dato dalla tensione sviluppata ai terminali di uscita del microfono quando al diaframma viene applicato un certo quantitativo di pressione sonora e viene espresso in mV o in dB. Solitamente la pressione sonora usata come riferimento è di 10 microbar (94 dB SPL) e 1000 Hz. Quando la tensione d’uscita di un microfono sottoposto a questi valori di prova è di 1 V si dice che il microfono ha una sensibilità di O dB. Solitamente i microfoni a bassa impedenza hanno un’uscita di circa 2 mV (— 54 dB) a seconda dei tipi di registratori o di miscelatori per cui sono stati studiati. Poiché differenti costruttori possono usare differenti livelli di riferimento di pressione sonora, ed in alcuni casi viene anche usata la potenza in watt sotto un certo carico in luogo della tensione, è necessario sapere le condizioni di misura quando si debba confrontare la sensibilità di alcuni microfoni. È molto imporrante sottolineare che la sensibilità di un microfono ha poco a che fare con le qualità delle sue prestazioni. In altre parole, non è sempre detto che un microfono molto sensibile sia anche un buon microfono. Anzi, una sensibilità troppo elevata può causare dei sovraccarichi agli amplificatori microfonici dei registratori, ai miscelatori, ecc.
Impedenza di uscita
È l’impedenza interna del circuito d’uscita di un microfono misurata ai terminali di uscita. Solitamente viene espressa in ohm a 1000 Hz. Un microfono può essere a bassa impedenza (meno di 600 ohm) o ad alta impedenza (10 kohm o più). Il tipo a bassa impedenza, mentre fornisce un livello d’uscita relativamente basso, permette una maggior lunghezza di cavo fra il microfono ed il registratore, ecc. La situazione è inversa con quelli ad alta impedenza. I microfoni a bassa impedenza venivano in passato usati quasi esclusivamente da coloro che ne facevano uso professionale. Tuttavia dall’avvento del transistore, la cui impedenza di entrata è più bassa di quella dei tubi a vuoto, i microfoni a bassa impedenza hanno acquistato una popolarità via via sempre più grande. Quando si usa un microfono ad alta impedenza, per evitare la caduta delle alte frequenze la lunghezza massima del cavo deve essere di circa 5 m; invece i microfoni a bassa impedenza permettono una lunghezza di cavo fino a 30 m ed anche più. Erroneamente si pensa che l’impedenza d’uscita di un microfono debba necessariamente essere adattata a quella d’entrata di un registratore, ecc. Fintanto che l’impedenza d’entrata è la stessa o è più grande dell’impedenza del microfono, non vi è deterioramento del suono.
Microfoni Professionali più Venduti
In conclusione mettiamo a disposizione una lista dei microfoni professionali più venduti online con i relativi prezzi. Cliccando sul prodotti è possibile accedere alla pagina in cui si trova una descrizione dettagliata e le opinioni degli acquirenti.